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Segni ancestrali

Per secoli la comunicazione tra le persone è stata dominata dalla scrittura. Solo negli ultimi decenni la forma scritta ha perso una parte della sua importanza e delle sue “quote di mercato” a favore della comunicazione visiva. Quest’ultima più immediata, di maggiore impatto, ma che non riesce a raggiungere il livello di dettaglio e la profondità raggiungibile dal testo. (Quante volte ci siamo trovati, dopo aver visto un film, a pensare: “Ah, ma il libro era molto meglio”).
Insomma sembra che nonostante l’ondata, tutt’ora in corso, di rivoluzione visiva, quando si vuole esprimere qualcosa di complesso e dettagliato lo strumento migliore sia ancora il testo. Ed è forse anche per questo motivo, inconscio, che per esprimere in pochi caratteri la cosa più complessa in assoluto il testo è ancora un caposaldo inamovibile.
La cosa più complessa in assoluto siamo noi stessi ed il testo che la riassume è ovviamente la firma.
Ben prima che venissero codificati i linguaggi che oggi utilizziamo la firma era già un elemento presente nella comunicazione umana e rappresentava una garanzia data dal firmatario, la certificazione di un impegno preso o semplicemente la testimonianza di un passaggio.
Chissà se Kushim, quel sumero di Uruk a cui viene attribuita la paternità della prima firma scritta nella storia, si sarebbe mai immaginato che la sua tavoletta sarebbe stata battuta all’asta per poco meno di €200.000. (Per i curiosi: la sua firma è il segno nell’angolo in alto a sinistra, il rettangolo in orizzontale e la losanga verticale che assomiglia ad una punta di freccia rivolta in basso)

Da quella prima testimonianza la firma delle persone si è evoluta molte volte ed in molti modi diversi: dalle firme dei romani scolpite nella pietra alle firme dei monaci medievali vergate con inchiostro su pergamene ovine.
Le diverse culture, applicando i propri valori e le proprie regole, hanno fatto evolvere il concetto di firma elevandola ad arte. Oggi queste evoluzioni sono testimoniate dalla tuğrâ del mondo arabo in cui, per compensare un’iconoclastia vigente per secoli, la firma delle dinastie più importanti è diventato un vero e proprio disegno composto da lettere.

O ancora dall’evoluzione che la firma ha avuto in Giappone, oggi spesso sostituita dall’utilizzo degli inkan, tipologie di “timbri” recanti la propria firma, o il titolo, differenziati per importanza o utilizzo: l’hanko per le occasioni informali, il ginkō-in per le interazioni con la banca o il jitsuin per i documenti con valore legale.

La firma è perciò un elemento strettamente personale, a cui per convenzione attribuiamo un grande valore intrinseco. E’ curioso pensare come, a fronte di questa considerazione, per molti di noi la prima cognizione consapevole, nell’infanzia, del concetto di firma sia relativa alla firma di qualcun altro.
La scuola ha contribuito in larga misura nello sviluppare le doti da copisti di molti studenti ma dietro a quell’affermazione “Firma del genitore”, ci sono presto apparsi chiari l’importanza ed il peso dello scrivere il proprio nome per certificare un voto o per giustificare un’assenza.
Crescendo l’utilizzo della firma diviene via via più frequente sia per utilizzi piacevoli, come l’atto notarile di acquisto di una casa, che meno piacevoli come la raccomandata di una multa ricevuta. Il tratto comune della firma in ogni suo utilizzo è rendere certo qualcosa che potrebbe essere confutabile, rappresenta l’espressione del proprio consenso e, non da meno, aumenta il valore del documento o dell’oggetto su cui viene apposta.
Basti pensare al diverso valore attribuito a cimeli sportivi autografi e non, o alla presenza della firma dell’autore su un quadro.
Partendo da queste considerazioni e ragionando sulla passione che la nostra ingegneria spende per creare sistemi performanti ci è sembrato naturale voler mettere la proverbiale “ciliegina sulla torta”. Abbiamo deciso di firmare tutti i nostri sistemi che consegneremo ai clienti, perché da quei sistemi verranno erogati servizi critici ed è importante che la qualità parta dalle fondamenta.

Non è antica come la tavoletta sumera, non è pregiata come un hanko o elaborata come una tuğrâ ma certifica la cura e la dedizione spese nella creazione di ogni sistema E4!
